Non mi sentivo così da quando Archie Gemmill ha segnato con l’Olanda nel ‘78
Sicuramente qualche appassionato di cinema e brit pop avrà riconosciuto citazione e momento esatto da cui è estratta. La frase di Mark Renton, scapestrato protagonista della pellicola cult Trainspotting, è pronunciata in una situazione alquanto delicata, ma si riferisce ad uno dei momenti più entusiasmanti del calcio scozzese. Stiamo parlando della rete più elettrizzante e inutile della storia dei mondiali, quella segnata da Archibald Gemmill al 76’ di Scozia – Olanda che non valse nulla alla Tartan Army se non una partita da batticuore in un mondiale dall’andamento mediocre.
Dire che le aspettative fossero alte per la nazionale guidata da coach Ally MacLeod – allenatore in bilico tra la follia, il coraggio e la genialità – è un eufemismo. L’atmosfera in patria era elettrica, la Scozia si era guadagnata un posto alla Coppa del Mondo argentina con merito e la squadra era fortissima, anche più forte dell’Inghilterra. La formazione era arricchita da alcuni nomi che conferivano alla rosa un livello insolitamente alto di grazia e tecnica, contrariamente al modello già rodato di stampo rugbistico. I tre più rilevanti? Joe Jordan, Kenny Daglish e lui, Archie Gemmill. Con un’allure che aveva più del geometra che del goleador, il centrocampista già star del Derby County e del Nottingham Forest diverrà un’icona nazionale e la stella di quel mondiale ’78: la storia d’amore più importante di tutta la Scozia.
La selezione del nostro beniamino è sorteggiata all’interno del quarto gruppo insieme a Iran, Peru e Olanda. L’umore è alto e i presentimenti buoni. La prima partita viene disputata contro il Perù, e si rivela un disastro. La formazione inaspettatamente capitola sotto i sudamericani e l’atteggiamento propositivo della squadra comincia a vacillare. Com’è possibile? Una formazione del genere con quel tipo di autostima non poteva crollare così. Il pareggio con l’Iran per 1 – 1 cristallizza i malumori, la Scozia è praticamente già fuori dal mondiale e l’unico modo per proseguire il viaggio argentino è quello di vincere contro gli Orantje olandesi con la bellezza di tre gol di scarto. Un’impresa difficile, ma gli scozzesi – popolo notoriamente ostinato e cocciuto – tentano il tutto per tutto.
Quell’11 giugno 1976 a Mendoza l’aria sembra ferma e l’attesa interminabile. Per gli scozzesi in campo e a casa si respira un’atmosfera quasi natalizia, di trepidante attesa e palpabile incredulità: uno di quei momenti in cui ci si chiede se non sia tutto surreale, ma nel dubbio si festeggia e ci si incoraggia. La partita inizia e la magia di Natale sembra avverarsi: la formazione di MacLeod gioca ad un ritmo sostenutissimo e sembra riuscire a tenere il ritmo degli olandesi. Alla fine del primo tempo sono 1 – 1 grazie a una rete di Daglish, tutto sembra possibile e al ritorno dall’intervallo tutto sembra addirittura vero.
Ricomincia il secondo tempo e a segnare è proprio Gemmil che infila il 2 – 1 con un rigore che accende la folla mentre mancano due soli gol per il passaggio del turno. Arrivati al 67’ vi lasciamo immaginare l’atmosfera: era uno di quei momenti in cui non si sa bene se guardare o meno il televisore e i battiti sono alle stelle. La palla svolazza per il campo quasi invisibile ed inafferrabile per i piedi olandesi che sempre a quel 67’ vedono sbucare di nuovo Gemmill. Il centrocampista sembra sorvolare quegli avversari dai calzoncini arancioni: dribbla Krol, tunnel a Poortvliet e polverizza anche Jongbloed. Archie riesce a piazzare il terzo gol, e nessuno si sarebbe stupito se in ogni angolo del mondo si fosse sentito l’urlo della tifoseria scozzese. Un gol solo e la Tartan Army se ne sarebbe volata alla fase successiva dei mondiali. Crederci era più che lecito.
«Un brillante gol individuale di questo piccolo e tosto professionista ha portato la Scozia nel mondo dei sogni!»: queste sono le parole pronunciate dal telecronista David Coleman con un entusiasmo ed un tempismo che risuonano come un anatema. Soli quattro minuti dopo l’Olanda segna, facendo fare un passo indietro al recupero scozzese che chiuderà la partita così, vincente ma non abbastanza da passare all’agognato turno successivo. Il 3 – 2 più dolceamaro della storia.
Quel gol tanto bello quanto inutile di Gemmill è entrato nella storia dei mondiali. La storia che racconta è tanto avvincente ed esilarante quanto esemplare di come uno sport come il pallone abbia la capacità di essere vero collante e antidolorifico per una Nazione intera. Quel brivido da mondiali, quell’energia che riempie l’aria di speranza che sembra andare ben oltre il risultato di una singola partita. Gemmill, MacLeod e la Scozia intera ci avevano creduto. Quell’anno la Tartan Army non vinse la Coppa del Mondo, ma si guadagnò di diritto un posto nella hall of fame della storia del calcio… e sicuramente anche nel cuore dei più appassionati cinefili.
Loading...